Gli specializzandi in farmacia ospedaliera, proprio come quelli delle scuole di medicina, svolgono in seno al Servizio Sanitario Nazionale il tirocinio obbligatorio di 1.500 ore annuali, che dura quattro anni e avrebbero diritto, parimenti ai medici, ai contratti di formazione specialistica. Tuttavia agli specializzandi in farmacia ospedaliera non sono assegnati fondi per l’attribuzione di tali contratti. Gli specializzandi in farmacia ospedaliera hanno la possibilità di accedere a borse di studio aziendali, regionali o universitarie, la cui erogazione e importo può variare a seconda dei casi, oppure possono accedere alle borse di studio messe a disposizione dall’ENPAF che rappresentano però una quota marginale. All’ENPAF però lo specializzando, obbligatoriamente iscritto all’Ordine, è tenuto al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali e se in possesso di borsa di studio, non assoggettata all’obbligo della Gestione separata INPS o comunque non soggetta ad altre forme contributive, la quota di versamento prevista è la quota massima di circa € 4.600 annuali. Solo se lo specializzando non è in possesso di borse ha la possibilità di pagare il contributo di solidarietà all’1% per un massimo di 5 anni.
Nel 2010 è arrivato in Parlamento il disegno di legge “Disposizioni per l’equiparazione dello status contrattuale ed economico dei laureati specializzandi medici e non medici che afferiscono alle scuole di specializzazione di area sanitaria”, che però non è riuscito a trovare i numeri per l’approvazione. Nel 2013 una sentenza del Consiglio di Stato ha imposto ai ministeri l’obbligo di retribuire gli specializzandi, in osservanza all’art.8 della legge n.401/2000. Successivamente il decreto legge n.42/2016 ha abrogato l’articolo e gli specializzandi in farmacia ospedaliera continuano a prestare lavoro gratuito al SSN.
Basterebbe utilizzare una piccola parte dei fondi derivanti dai contratti rimasti liberi nelle scuole di specializzazione mediche, che nello scorso anno sono stati 6.125 (di cui 5.095 contratti statali) su 16.165 contratti banditi (ben il 38%), per coprire gli 800 posti circa di farmacia ospedaliera in tutta Italia.
La nostra proposta:
Inquadramento degli specializzandi in farmacia ospedaliera come lavoratori (ancorché “in formazione”), per essere pagati e ricevere i contributi previdenziali. Oggi più che mai essi rappresentano una delle colonne portanti delle attività delle farmacie ospedaliere e dei servizi farmaceutici territoriali. Vogliamo quindi senza deroghe che per gli specializzandi in farmacia ospedaliera siano stipulati i contratti di formazione specialistica al pari degli specializzandi medici.